Cerca nel blog

domenica 10 ottobre 2010

L'amore ad Arbus

In questi giorni osservo fenomeni strani aleggiare per internet e in particolare su facebook. Sono fenomeni sociali che registro e analizzo da un punto di vista assolutamente ermeneutico e dunque di per sè arbitrario. Forse non è del tutto inutile ricordare che sentenziare su parametri oggettivi nella società postmoderna è sostanzialmente impossibile. Di per sè l'oggettivo, messo già in crisi dagli studi di Pierce e di Heidegger (in quanto esclude il soggetto e dunque pecca paradossalmente di non oggettività), diviene pressochè nullo in una società che non si basa su un sistema lineare e univoco ma su multivelli e commistioni di tendenze.

Premesso questo voglio parlarvi di Amore, e voglio parlarvene in un microcosmo, quello arburese, che ha una sua peculiarità precisa e sufficientemente identificabile.

Io sono abituato a pensare, educato a pensare e fondamentalmente a sentire, l'amore come un fenomeno sociale di tipo individuale bidirezionale. Esisto io, esiste lei, esiste un sentimento fra me e lei che fondamentalmente non viaggia nell'etere, ma è un viaggio tutto interiore e personale che trova nella corrispondenza, un punto di contatto magico che apre porte meravigliose. Nello scambio e nell'effusione si manifesta una parte di questa corrispondenza, che pure è incompleta e rimane incompleta, deve rimanere incompleta, poichè quanto più ci rimane, tanto più si è dentro la fase di innamoramento, ossia della ricerca della corrispondenza.

Ad Arbus invece noto qualcosa di completamente differente e lo noto in modo diffuso. L'amore ad Arbus è un fenomeno sociale di tipo collettivo multidirezionale. Ossia esisto io, esiste lei, esistono gli altri. Si tratta di un complicato sistema di indirizzo e controllo che interferisce nelle fasi di innamoramento, ovvero di ricerca della corrispondenza, e di espressione interiore, fino a giungere al nocciolo stesso del proprio desiderio di amore e contaminandolo quasi quale fosse un cancro.

Ad Arbus dunque amare o essere innamorati sono processi incompiuti laddove la parte terza, gli altri, la comunità di controllo, non sappia e non approvi.

Altrimenti si parla di altro e se ne parla sempre in termini di correlazione a tale comunità.

Ad Arbus l'amore, essere innamorati, amare, nel modo più naturale e diretto possibile, è riconosciuto esclusivamente sotto il termine fidanzamento, di per sè molto impegnativo e ricco di implicazioni appunto di tipo sociale collettivo. Essere fidanzati significa avere ufficialità del rapporto, ossia comunicare e attendere anche solo tacita approvazione, alla e da parte della comunità di controllo.

Tutto ciò che fuoriesce da questa definizione viene vissuto come una deviazione, come "non amore", sia da chi lo vive e che da chi lo osserva e si pone come comunità di controllo.

Da chi lo vive assume una forma di ribellione che non può quasi mai essere compatibile con una vero e proprio innamoramento, ma che si trasforma come in una trasgressione costante, trasgressione di tutto ciò che corre e scorre dentro e fuori. La ribellione sposta il campo fondamentale sull'io e tralascia la corrispondenza. Ovvero chi vive la passione non ricerca bidirezionalità ma solo uno strumento umano (il compagno) per esaltarla ed eternarla quanto più possibile.

Spesso si cade nell'erronea definizione di storia leggera, che di per sé è invece appesantita notevolmente da una forma di rifiuto e filtro anteriore a ciò che in verità la natura del rapporto offre.

Attraverso una masturbazione dello spirito, con la ribellione, ci si chiude in un nuovo schema, anch'esso imposto dalla comunità controllante, per negazione, che prevede l'autodefinirsi "single" con una serie di regole da seguire, per evitare che subentri, che si insinui la corrispondenza (la quale porterebbe immediatamente nello status di fidanzamento, secondo lo schema precedentemente descritto).

Da parte della comunità invece, abbiamo un atteggiamento di velata espulsione, o comunque di ammonizione; ci sono certamente livelli di classificazione diversa in base al riconoscimento di "gravità della deviazione".

E così abbiamo un atteggiamento di tolleranza neppure troppo convinta per chi è separato.

Abbiamo definizioni del tipo "Bagassa", "Mignotta", "Bagasseri", "Mignottaro", "Scostumato" etc etc per tutti coloro che invece vivono i loro rapporti di amore al di fuori degli schemi predisposti, dei moduli pre compilati dalla comunità di controllo.

Per evitare che la comunità di controllo attacchi determinate definizioni, chi è in fase di ribellione tenua, ovvero di primo livello, diciamo di tipo pacifico e per certi versi vile, usa la formula della clandestinità.

Quindi una storia leggera deve essere clandestina. Qualsiasi buco a questa formula viene immediatamente registrato con un allarme rosso che provoca forme di auto protezione attraverso l'uso di reti sociali amiche. Inoltre spesso determina la fine stessa della "storia leggera", in quanto l'assenza di corrispondenza pone nella facile condizione di chiusura unilaterale una delle due parti. Fine che come intuibile, ha quasi sempre un sapore liquido, ovvero avviene per comunicazione semplice, sms, mail, telefonata nel migliore dei casi, o, al massimo piccolo litigio.

La ribellione e il modo di vivere l'amore al di fuori degli schemi convenzionali, pur sempre nell'ottica di relazione collettiva, diviene quindi una ideologia.

E questo determina lo schieramento e la coalizione. Abbiamo dunque il club delle separate, il club delle single etc etc. Siamo dunque fuori dalla dimensione reale di un rapporto umano di tipo amoroso/passionale, entriamo in un gioco di potere e in un clima di auto accettazione comunitario che si realizza soltanto con la creazione di una comunità di controllo alternativa, ossia il "club", che pur avendo la stessa struttura (pericolosa come l'originale" ha regole diverse.

Chi invece pone la propria esistenza amorosa come processo originario, ossia individuale bidirezionale, viene considerato reietto e subisce la tratta di una vita di scarto.

Mi riferisco a chi ama liberamente e alla luce del sole, a chi ha scelto di lasciare la moglie o anche di tradirla, a chi vuole innamorarsi senza dover essere fidanzato e cercare, come dovrebbe, ogni giorno nell'altro una fonte di conquista, di sfida, alla ricerca della corrispondenza e del suo interiore mai compiuto.

Credo ad Arbus, credo nella sua possibilità di cambiare, di evolversi. Credo negli arburesi e nella loro capacità di comprendere che la rivoluzione non la si fa armandosi, la si fa comportandosi nel modo in cui vorremmo che fosse la realtà.

Nessun commento:

Posta un commento